La forza della vulnerabilità fa crescere le aziende… molto più dell’assurda pretesa dell’invulnerabilità

fiore

 

Se socchiudiamo gli occhi un momento e pensiamo… con chi stiamo meglio di solito? Con chi ci rifugiamo con la mente e il cuore?

Senza ombra di dubbio con le persone con cui possiamo serenamente mostrarci con le nostre debolezze e le nostre paure, perché sappiamo che ci accettano per quello che siamo e che la valutazione su di noi è globale, non per singoli punti isolati.

Nel business questo non accade quasi mai, o meglio mai.

I manager per primi sono impettiti ed in un perenne atteggiamento di attacco… che è poi una difesa.

Le aziende, poverine, vorrebbero alla loro guida dei super eroi invincibili che non esistono e non possono esistere e così prendono le più sonore batoste sul mercato e poi si domandano il motivo.

Il turn over elevato ne è la dimostrazione più semplice e crudele:

se continuiamo a vivere dentro una corazza perché temiamo che mostrare una nostra debolezza, vera o presunta, ci possa danneggiare la carriera non potremo certo delineare una strategia con serenità (e non saremo neanche tanto felici).

La consapevolezza della propria debolezza è un fattore strategico di competizione dirompente.

Brenè Brown, 50 anni, docente all’Università di Houston, ha scritto “La forza della fragilità” edito in Italia da Vallardi, e sta dedicando da anni la sua ricerca proprio a questo tema.

Lo approfondiremo in chiave marketing non solo umanistico nei prossimi giorni.